D&R Domande e risposte sulla pratica del Dharma
Il materiale originario delle D&R (domande e risposte) è stato fornito dal lama Dondrup Dorje Rinpoche, a cui è stato conferito il titolo di Vajra Acharya (Dorje Lopon) da Sua Santità Pema Norbu Rinpoche durante il Nyingma Monlam Chenmo, a Bodhgaya, riconoscendolo come un maestro del Vajra a cui è affidato il compito di trasmettere l'Insegnamento del Vajrayana. Il lama Dondrup Dorje Rinpoche è il direttore spirituale dell’Istituto Pathgate ed editore inglese di tre testi di preghiera tibetani Nyingma approvati da Sua Santità Pema Norbu Rinpoche.
1. D: Cos'è il buddismo?
R: Il buddismo (nang pa chö) è una fede spirituale basata sugli insegnamenti del Buddha Shakyamuni (sangye shakya tubpa) che raggiunse lo stato di illuminazione (changchup) nel VI secolo a.c. Offre un sentiero per la liberazione dal ripetuto ciclo di sofferenza terrena noto come samsara (khorwa), attraverso il risveglio dall'ignoranza (ma rigpa) per mezzo del riconoscimento delle cause e delle conseguenze dell'originazione interdipendente (tendrel du jungwa), sradicando perciò tutte le tracce del desiderio (sepa), si arriva alla cessazione delle sofferenze (dukngal) e si dà origine alla pace duratura del nirvana (nya ngen lé dé pa). L'intero percorso è riassunto dai seguenti versi del "Sutra sui voti della liberazione individuale" (so sor tar pé do):
- In italiano: Abbandonare tutte le azioni dannose, coltivare tutte le virtù, purificare tutti i pensieri nella propria mente. Questo è l'insegnamento di tutti i buddha.
- In cinese: 諸惡莫作 zhū è mò zuō;眾善奉行 zhòng shàn fèng xíng;自淨其意 zì jìng qí yì;是諸佛教 shì zhū fó jiào。
- In tibetano: སྡིག་པ་ཅི་ཡང་མི་བྱ་ཞིང༌ dik pa chi yang mi ja zhing; དགེ་བ་ཕུན་སུམ་ཚོགས་པར་སྤྱད་ gewa pün sum tsok par ché; རང་གི་སེམས་ནི་ཡོངས་སུ་འདུལ་ rang gi sem ni yong su dül; འདི་ནི་སངས་རྒྱས་བསྟན་པ་ཡིན་ di ni sang gyé ten pa yin.
2. D: Cos'è un buddista?
R: Buddista (nang pa) è un termine che si riferisce a una persona che aspira alla liberazione dall'esistenza condizionata del samsara (khorwa) accettando la visione del Buddha dei quattro sigilli (dom zhi), secondo cui tutti i fenomeni compositi sono impermanenti, tutti i fenomeni contaminati sono nella natura della sofferenza, tutti i fenomeni condizionati sono privi di un'esistenza auto-generata e il nirvana è pace. In tibetano, nang si riferisce a ciò che è l'aspetto interiore e pa si riferisce ad una persona. Insieme, nangpa si riferisce a una persona che ha stabilito le fondamenta dei tre rifugi e interiorizzato i tre addestramenti di: disciplina, meditazione e saggezza, nella ricerca della verità all'interno della natura della mente, riconoscendo che la felicità e la sofferenza sono semplicemente una proiezione concettuale della mente stessa e non dipendono da circostanze esterne.
3. D: Qual è la base dei tre rifugi?
R: La base dei tre rifugi è l'impegno della propria fiducia nel prendere rifugio (kyab dro) nello stato di risveglio del Buddha (sangyé), negli insegnamenti del Buddha (chö) e nel raduno degli esseri illuminati (gendün). Esistono quattro tipi di rifugio:
- L'affidamento esteriore della presa di rifugio nei “Tre Gioielli” (könchok sum): il Buddha come nostra guida, il Dharma come il sentiero e il Sangha degli arya bodhisattva come nostri compagni.
- L'affidamento interiore della presa di rifugio nelle “Tre Radici” (tsawa sum): il lama come guru, lo yidam come deità tutelare della meditazione e la khandro come deità femminile della saggezza che conferisce supporto e benedizioni al meditatore.
- L'affidamento segreto della presa di rifugio nei "Canali energetici" (tsa): l'energia sottile (lung) e la goccia-essenza (tiklé) per raggiungere lo stato naturale intrinseco della bodhicitta (chang chub kyi sem).
- L'affidamento supremo della presa di rifugio nei "Tre kaya" (ku sum) all'interno della natura della nostra mente (rigpa): l'essenza della vacuità (ngowo tongpa), la natura cosciente della luminosità (rangshyin salwa) e l'incontrastata energia compassionevole (tukjé gakme).
4. D: Che cos’è un Buddha?
R: Buddha (sangyé) è uno dei tanti titoli onorifici che si riferiscono a un supremo essere illuminato onniscente, che è completamente risvegliato dal sonno dell'ignoranza e che da quel momento in poi è libero dalla schiavitù delle esistenze condizionate. Gli epiteti comunemente usati includono: onniscente (thamched khenpa), tathagata (deshyin shekpa), sugata (dewar shekpa), bhagavan (chomdendé), lokavudu (jigten khenpa), il distruttore del nemico (dra chompa) e innumerevoli altri.
5. D: Qual’è il metodo di insegnamento di un Buddha?
R: Il Buddha insegna per mezzo della triplice manifestazione miracolosa (chotrul nampa sum):
- La miracolosa manifestazione della forma (ku dzuntrül gyi chontrül), per andare incontro alle diverse condizioni karmiche degli esseri senzienti. Questo può variare dal supremo nirmanakaya nella forma di un monaco come il Buddha Shakyamuni, il sambhogakaya del Buddha primordiale o una deità come Vajrasattva ed anche indirettamente attraverso l'utilizzo di vari tipi di fenomeni.
- La miracolosa esposizione del linguaggio (sung jé su ten pé chontrül) per andare incontro alla diversità dei linguaggi usati dalle sei classi di esseri senzienti.
- La miracolosa trasmissione della mente (tuk kün tu jö pé chontrül) per andare incontro simultaneamente, in un raduno, ai diversi livelli delle facoltà mentali degli studenti.
6. D: Che cos’è l’illuminazione?
R: L'illuminazione (changchup) è uno stato di risveglio dall'ignoranza (ma rigpa) di non conoscere la legge karmica di causa ed effetto, le verità sulla sofferenza e la cessazione, e le virtù dell'affidarsi ai Tre Gioielli (könchok sum) del Buddha, del Dharma e del Sangha per purificare i quattro veli (dribpa shyi) delle oscurazioni karmiche (lé kyi drip pa), delle oscurazioni emotive (nyön drip pa), delle oscurazioni cognitive (shé drip pa) e delle oscurazioni abituali (bak chak kyi drip pa), che ci inibiscono la rivelazione della nostra vera natura. Esistono tre tipi di illuminazione:
- L’illuminazione di “uditori”: gli shravaka (nyenthö) sono motivati dalle quattro nobili verità (pakpé denpa shyi) e desiderano essere liberi dall'esistenza condizionata del samsara seguendo il sentiero hinayana (tek men) della rinuncia e sforzandosi di liberare sé stessi focalizzando la loro visione in modo univoco sull’assenza del sè dell'individuo attraverso le nove fasi della pratica della meditazione del calmo dimorare della mente (sem nepé tab gu). Placando gradualmente la distrazione mentale correlata ai regni del desiderio (dö kham) e ai regni della forma (zuk kham), con le quattro dhyana dell'assorbimento meditativo (samten shyi), essi possono progredire verso gli assorbimenti del senza forma delle quattro sfere di percezione (kyemché mu shyi). Il loro obiettivo è raggiungere uno dei quattro livelli di fruizione di: “colui-che-è-entrato-nella-corrente” (gyün shyukpa), “colui-che-ritorna-una-sola-volta” (len chik chir ongwa), “colui-che-non-ritorna” (chir mi ongwa) e l’arhat (drachompa).
- L’illuminazione dei "realizzatori solitari": i pratyekabuddha (rang sangyé) realizzano le caratteristiche prive di un sé dei fenomeni, attraverso la riflessione sui dodici nessi dell'originazione interdipendente (tendrel yenlak chunyi) e aspirano a raggiungere il risveglio con i propri sforzi, conducendo una vita ascetica e conseguendo un livello superiore di realizzazione rispetto agli shravaka a causa del loro accumulo di meriti e saggezza per cento kalpa, mentre lo stato di shravaka è raggiunto grazie all'accumulo di meriti di sole sedici vite. I pratyekabuddha preferiscono insegnare attraverso la manifestazione di atti miracolosi anziché discorsi verbali.
- L’illuminazione dei Buddha: i bodhisattva (chang chub sempa) sono motivati dalla nascita della bodhicitta (chang chub kyi sem), il desiderio compassionevole di raggiungere la piena realizzazione per il bene di tutti gli esseri senzienti, al fine di stabilire tutti gli esseri, senza eccezioni, nella buddhità (sang gyé kyi gompang). Rispettando i voti del bodhisattva (jang dom) e seguendo il sentiero della via di mezzo (uma) che sta alla larga dalla percezione dualistica degli estremi, giungono a riconoscere le caratteristiche totalmente prive di sé, sia dell'individuo che dei fenomeni. Meditando sui trentasette fattori di illuminazione (changchub kyi chok kyi chö sumchu tsa dün) e perfezionandosi attraverso le attività delle sei paramita (parol tu chinpa druk), realizzano le pratiche delle dieci bhumi (sa chu) che li guida allo stato pienamente realizzato della buddhità: il compimento del dharmakaya, il corpo assoluto (chö ku) per il proprio beneficio e il compimento del nirmanakaya, il corpo dell'emanazione (tulku) e il sambhogakaya, il corpo della fruizione (longku) per il beneficio degli altri.
7. D: Quali sono le qualità illuminate peculiari di un Buddha?
R: Un Buddha ha molte qualità uniche. Secondo l'Abhidharma (chö ngönpa), ci sono diciotto qualità distintive ed uniche ad un Buddha (sang gyé kyi chö ma dré pa cho gyé):
- Il potere sulla vita (tsé la wangwa): la padronanza su quando rinunciare alla propria vita o vivere per tutto il tempo che desiderano rimanere indefinitamente a causa della loro perfetta pratica di generosità nel passato.
- Il potere sulla mente (sem la wangwa): la padronanza dei loro stati meditativi grazie alla loro perfetta pratica di concentrazione meditativa in passato.
- Il potere sulle necessità della vita (yojé la wangwa): il materializzare a volontà le necessità e le ricchezze della vita per soddisfare il bisogno di tutti gli esseri senzienti, grazie alla loro perfetta pratica della generosità in passato.
- Il potere sull'azione karmica (lé la wangwa): la padronanza su come desiderano che si evolva l'azione karmica, grazie alla loro perfetta pratica della disciplina in passato.
- Il potere sulla nascita (kyewa la wangwa): manifestarsi come desiderano in una varietà di nascite, di forme specifiche, in luoghi specifici, grazie alla loro perfetta pratica della disciplina in passato.
- Il potere sulle aspirazioni (möpa la wangwa): consentire la realizzazione dei desideri dei loro discepoli sulla via della formazione, grazie alla loro perfetta pratica della tolleranza nel passato.
- Il potere sulla preghiera (mönlam la wangwa): potere di soddisfare le aspirazioni delle preghiere grazie alla loro perfetta pratica della diligenza in passato.
- Il potere sui miracoli (dzutrul la wangwa): la padronanza sulla manifestazione dei miracoli come desiderano, grazie alla loro perfetta pratica della concentrazione meditativa in passato.
- Il potere sulla saggezza (yeshe la wangwa): possedere la saggezza primordiale che conosce senza impedimenti tutto ciò che può essere accertato nel passato, presente e futuro grazie alla loro perfetta pratica della saggezza trascendentale nel passato.
- Il potere sul dharma (chö la wangwa): potere di conferire la trasmissione dei dodici rami del buddhadharma per soddisfare i desideri dei loro discepoli, grazie alla loro perfetta pratica della saggezza trascendentale in passato.
- L’impavidità nel dichiarare di aver raggiunto l'onniscienza dell'illuminazione (chö tam ché ngön par jang chup pa la mi jik pa).
- L’impavidità nel dichiarare di aver eliminato tutte le passioni e le delusioni (jik pa mé pé né).
- L’impavidità nel proclamarsi avendo eliminato tutti gli ostacoli ei dubbi nelle pratiche del Dharma (ngé par jung pé lam tön pa la mi jik pa).
- L’impavidità nel proclamarsi avendo raggiunto l'emancipazione da tutte le sofferenze (chos thams cad mkhyen pa la mi 'jigs pa).
- L’equanimità verso chi ascolta con rispetto (dül ja gü pé nyen pa la chak pa).
- L’equanimità verso coloro che non ascoltano con rispetto (gü pé mi nyen pa la dangwa).
- L’equanimità verso chi ascolta con rispetto e chi non ascolta con rispetto (dré mar juk pa la nyi ka min pa).
- L’incommensurabile compassione (nyingjé): il desiderio di amorevole gentilezza ed autentica sincerità che tutti gli esseri senzienti siano liberi dalla sofferenza e dalle sue cause.
8. D: Quali sono le attività illuminate peculiari dei Buddha?
R: Le attività illuminate (trinlé) dei Buddha sono caratterizzate per essere spontaneamente realizzate, perpetue e onnipervasive (tak khyab lhündrub). Poiché gli esseri senzienti sono in numero incalcolabile, in tutto lo spazio le attività illuminate dei Buddha si sono manifestate continuamente e spontaneamente, raggiungendo senza sforzo tutti gli esseri.
9. D: Qual è nel buddismo la definizione di esseri senzienti?
R: Gli esseri senzienti (sem chen) sono esseri viventi che possiedono una mente contaminata dalle illusioni e sono soggetti alle forze delle impronte karmiche che li hanno portati a trasmigrare ripetutamente all'interno delle sei classi di esseri dei regni del desiderio, dei regni della forma e dei regni senza forma. Le sei classi degli esseri sono: dei, asura, umani, animali, spiriti affamati ed esseri infernali. Quegli esseri senzienti che hanno raggiunto la realizzazione della prima bhumi e di quelle superiori, non sono soggetti alla rinascita da parte delle forze karmiche, ma lo fanno volontariamente per i loro desideri compassionevoli di liberare tutti gli esseri senzienti dal samsara e sono conosciuti come bodhisattva (chang chub sempa), gli esseri senzienti risvegliati.
10. D: Perché ci sono differenze tra le quattro impavidità dei buddha e dei bodhisattva?
R: Ci sono differenze perché tutti i buddha entrano inevitabilmente nel parinirvana (yongsu nyangdé) a causa della mancanza di meriti degli esseri senzienti nel sostenere la loro continua presenza corporea nel mondo, mentre la loro presenza sotto forma di sambhogakaya e dharmakaya è indiscernibile dagli esseri senzienti ordinari e la presenza visibile dei bodhisattva che scelgono di nascere nel mondo per il bene di tutti gli esseri senzienti. Le quattro impavidità dei bodhisattva sono:
- Impavidità nel mantenere il buddhadharma nella mente in ogni momento e nella delucidazione del suo significato.
- Impavidità nel distinguere le diverse facoltà spirituali degli esseri senzienti e nell'offrire i rimedi del buddhadharma appropriati per eliminare le loro cause.
- Impavidità nel chiarire e risolvere i dubbi che sorgono dalla pratica del buddhadharma.
- Impavidità nel rispondere chiaramente senza esitazione a qualsiasi domanda sul buddhadharma.
Per una descrizione delle quattro impavidità dei buddha, si può far riferimento alla domanda sopra su: "Quali sono le qualità illuminate peculiari di un Buddha?"
11. D: Cos’è il Dharma?
R: Dharma (chö) in generale si riferisce alla diversità dei fenomeni condizionati:
- Dharma o buddhadharma è la dottrina del Buddha (sung rap) che è la trasmissione di misure preventive per liberarci dalla sofferenza e dalle sue cause, promuovendo l'obiettivo finale del completo risveglio.
- Dharma è anche un termine usato per descrivere: il sentiero (lam), la verità (den pa), la realtà (chö nyi), il nirvana (nya ngen lé dé pa), il karma meritorio (sönam), i fenomeni soggetti a modifiche (jung gyur), le esperienze mentali (yi kyi yül), le regole (ngé pa), la vita (tsé) e le tradizioni spirituali (chö luk).
12. D: Come è arrivato il Dharma in questo mondo?
R: Secondo gli insegnamenti della Nyingmapa, il Buddha primordiale Kuntuzangpo, che è inseparabile dalla sfera della purezza primordiale, manifesta infinite emanazioni in innumerevoli universi per insegnare e beneficiare innumerevoli esseri. A beneficio degli esseri senzienti in questo mondo, si manifestò nella forma del Buddha Shakyamuni e lasciò un vasto tesoro di insegnamenti che possono essere classificati in: forma estesa, forma media e forma breve e da cui emergono dodici rami e nove veicoli.
13. D: Quali sono i dodici rami del buddhadharma?
R: I dodici rami del buddhadharma (sungrab yenlak chunyi) sono:
- Sutra (dö dé): discorso su un argomento specifico appropriato per l'occasione per invocare una risposta gioiosa e positiva da parte dei presenti, per ispirarli a sviluppare la fede nei tre gioielli del buddha, del dharma e del sangha.
- Geya (yang kyi nyé pa dé): introduzione o riassunti di un sutra, che sono presentati come versi poetici in strofe all'inizio o alla fine di un sutra.
- Vyakaraṇa (lung ten pé dé): esamina le vite passate e offre profezie per il futuro come mezzo per delucidare i punti principali di un sutra.
- Gatha (tsik su ché pé dé): insegnamenti presentati in versi nel formato di una strofa, che riassumono il tema principale di un sutra.
- Udana (ché du jö pé dé): discorso di aforismi ispiratori che includono una sezione in prosa seguita da un verso, per ispirare il sorgere e l'affermazione della fede nel buddhadharma.
- Nidana (leng zhi dé): spiegazione e guida fornite dopo l’occorrenza di un evento specifico.
- Avadana (tok pa jö pé dé): resoconti biografici dei buddha e dei bodhisattva presentati come testimonianze della loro realizzazione.
- Itivrttaka (dé ta bu jungwé dé): narrazioni di eventi storici come parabole per delucidare il principio specifico delle virtù.
- Jataka (kyé pé rap kyi dé): storie delle nascite delle vite precedenti dei buddha.
- Vaipulya (shin tu gyé pa): sutra lungo e complesso come la “Perfezione della saggezza in ottomila versi” (sher chin tong trak gya pa).
- Abidhutadharma (mé du jungwé chö kyi dé): resoconti delle meravigliose realizzazioni dei Buddha e dei bodhisattva.
- Upadesa (ten la pap pé dé): completa esposizione su una dottrina specifica come la natura della realtà.
14. D: Quali sono i nove veicoli del buddhadharma?
R: I nove veicoli (yana) del buddhadharma sono divisi in tre gruppi di tre veicoli:
- I primi tre veicoli sono: dello sravaka, del pratyekabuddha e del bodhisattva, furono insegnati durante grandi raduni a Varanasi, sul Picco dell’Avvoltoio, a Vaisali e in altri luoghi. Dopo il passaggio nel nirvana del Buddha Shakyamuni, ci furono tre raduni degli arhat per raccogliere gli insegnamenti dei veicoli dello sravaka e del pratyekabuddha. Gli insegnamenti del veicolo del bodhisattva furono raccolti da Maitreya e Manjushri, e successivamente propagati da Nagarjuna ed altri grandi maestri.
- I tre yana successivi sono i tre "Tantra esteriori": il Kriya, l’Upa e lo Yoga. Il tantra Kriya è stato insegnato a Neranjana e ad Alkapuri, il regno puro di Vajrapani. Gli insegnanti apparvero nella forma dei tre bodhisattva mahasattva (chang chub sempa sempa chenpo) di: Avalokiteshvara, Manjushri e Vajrapani, che sono rispettivamente l'incarnazione della compassione, della saggezza e del potere dei Buddha. Gli insegnamenti del tantra Upa e del tantra Yoga furono rivelati dal Buddha Shakyamuni nella forma del Buddha Vairocana a Vajrapani, nel regno dei “Trentatre dei”, nel paradiso di Akanishtha.
- I restanti tre yana sono i "Tantra Interiori": il Maha Yoga, l’Anuyoga e l’Ati Yoga. Il tantra Maha Yoga è ulteriormente suddiviso in due classi: Gyude (classe dei tantra) e Drupde (classe dei mezzi di conseguimento). Il Maha Yoga è stato rivelato dal Signore Buddha sotto forma di Buddha Vairocana, a Vajrapani, sulla cima del monte Malaya e nel paradiso di Akanishtha. Il tantra Anuyoga fu rivelato per la prima volta dal Signore Buddha sotto forma di Kuntuzangpo e Dorje Sempa presso Gyalmopuri al re di Lanka e molti altri. L'Ati Yoga fu rivelato solo a pochi discepoli selezionati da Kuntuzangpo nella forma del re Kunjed, presso Gyalmopuri e presso il parco Samburi.
15. D: Qual è la base comune dei nove veicoli?
R: La pura natura fondamentale della mente è la base comune dei nove veicoli che possono anche essere classificati in: sentieri comuni e non comuni.
16. D: Quali sono i sentieri comuni e i sentieri non comuni?
R: La pratica del sutrayana, che include sia i veicoli Theravada che Mahayana, è conosciuta come il sentiero comune su cui il veicolo causale viene utilizzato come mezzo per raggiungere l'illuminazione. Il sentiero non comune si riferisce alla pratica del tantrayana che utilizza il veicolo risultante come mezzo per raggiungere l'illuminazione.
17. D: Quali sono le caratteristiche del veicolo causale?
R: L'obiettivo principale del veicolo causale è creare le cause della futura illuminazione attraverso le pratiche della paramita (parol tu chinpa). Poiché l'accumulazione di meriti e saggezza viene praticata separatamente in un processo graduale di purificazione della mente dai difetti e dalle impronte karmiche, sarà necessario un grande eone (maha kalpa) di vite per raggiungere la prima bhumi, un secondo grande eone per raggiungere l'ottava bhumi e un terzo grande eone per raggiungere la completa illuminazione.
Nota: un grande eone è di circa 1.344 miliardi di anni umani.
18. D: Quali sono le caratteristiche del veicolo risultante?
R: Il veicolo risultante inizia il suo cammino verso l'illuminazione con l’applicazione di sé stessi, pensando e comportandosi come se si fosse già raggiunta la buddhità. Attraverso i mezzi tantrici dell’uso dell'attaccamento-desiderio (döchak) come sentiero, che combina l'accumulazione di meriti e saggezza come una pratica per trasformare i desideri terreni nello stato originario del risveglio, il risultato è una vasta riduzione del tempo per raggiungere l'obiettivo finale della completa illuminazione.
19. D: Quali sono i prerequisiti per la pratica del tantrayana?
R: Il tantrayana è l'unione di mezzi abili e saggezza. I prerequisiti per le pratiche tantriche sono:
- L’accesso a un maestro qualificato del vajra: la causa della ricezione delle benedizioni dei Buddha.
- Una ferma fede negli insegnamenti: la causa della realizzazione del buddhadharma supremo.
- L’impegno ai voti del bodhisattva: la causa della generazione della compassione per tutti gli esseri.
- L’impegno per il puro samaya: la causa del supporto delle divinità.
- L’impegno alla rinuncia: la causa della liberazione dal samsara.
- L’impegno per la bodhicitta: la causa del raggiungimento del completo risveglio.
- La retta visione della vacuità e dell'originazione interdipendente: la causa dell'eliminazione dell'ignoranza.
20. D: Quali sono le caratteristiche del tantrayana?
R: Le caratteristiche del tantrayana sono:
- Percepire il proprio guru come Buddha: la pratica del guru yoga.
- Percepire sé stessi come deità: la pratica dello yoga della deità.
- Percepire il guru e la deità come non duali: l'unificazione di tutti i veicoli come un unico veicolo.
21. D: Quali sono le attività del tantrayana?
R: Le attività del tantrayana sono:
- Mantenere l'unificazione meditativa con lo yidam.
- Mantenere la calma persistente che è libera dalle nozioni concettuali dei fenomeni.
- Mantenere la purezza del corpo come la deità.
- Mantenere la purezza dell'ambiente come il mandala o la terra pura della deità.
- Mantenere la purezza della fruizione come offerta con beatitudine e vacuità.
- Mantenere la purezza delle tre porte attraverso azioni positive di corpo, parola e mente.
22. D: Quali sono le qualità del buddhadharma?
R: Il buddhadharma ha cinque qualità supreme:
- Il buddhadharma non è un sistema di credenze settario intellettualizzato basato sulla presunzione speculativa, ma il chiarimento della legge universale della natura basato sulle dirette esperienze illuminate del Buddha sui fenomeni naturali.
- Il buddhadharma non si basa solo sulla fede, ma può essere esaminato e verificato da tutti gli esseri che possono metterlo alla prova e sperimentare da soli la verità ultima.
- Il buddhadharma è senza tempo e l'incrollabile verità che incarna rimane immutata nei tre tempi del passato, presente e futuro.
- Il buddhadharma è un percorso di liberazione che garantisce di realizzare il pieno potenziale della preziosa rinascita umana, portandoci a diventare l'erede del Buddha e a raggiungere lo stato ultimo di pace e felicità.
- Il buddhadharma è una coscienza intrinseca del saggio e può essere realizzato solo dagli esseri nobili che sono naturalmente umili e accomodanti davanti alla verità e hanno accettato la loro responsabilità personale di raggiungere la perfetta unione con la natura di buddha della verità ultima.
Secondo il commento dell'Uttaratantra Shastra (tek pa chen po gyü la mé ten chö) di Maitreya sulla natura di buddha, il buddhadharma ha le seguenti qualità:
- È un percorso di purezza libero dall'oscuramento emotivo.
- È un percorso di chiarezza libero da oscuramenti cognitivi.
- È un percorso di rimedio che sconfigge sia gli oscuramenti emotivi che quelli cognitivi.
- È un percorso di cessazione che è inconcepibile in quanto è al di là delle indagini intellettuali.
- È un percorso di cessazione che è assolutamente sereno poiché è al di là delle influenze del karma e delle emozioni.
- È un sentiero di cessazione che è insondabile poiché i Buddha hanno perfezionato ogni qualità che è spontaneamente presente.
23. D: Quali sono le opere del buddhadharma?
R: Il buddhadharma ha due aspetti: il dharma della trasmissione e il dharma della realizzazione:
1. Il dharma della trasmissione (lung gi chö) consiste di dodici rami del buddhadharma all'interno delle raccolte del Tripitaka, “I tre cesti” (denö sum): il Vinaya (dulwa), il Sutra (do) e l’Abhidharma (chö ngönpa).
- Il Vinaya fornisce indicazioni su come sviluppare la pura disciplina della condotta (tsultrim kyi labpa) evitando azioni negative e adottando azioni positive.
- Il Sutra è la raccolta dei testamenti del Buddha su come coltivare la fede inamovibile (yiché pé dépa) e la meditazione del samadhi (tingédzin) secondo la verità assoluta (döndam denpa) così come pronunciata dal Buddha in risposta alle domande e alle richieste dei devoti.
- L’Abhidharma presenta la classificazione completa di tutti gli argomenti del Sutra nell’ottica della prajnaparamita (sherab kyi pharol tu chinpa), la saggezza trascendentale, per realizzare direttamente l'unità non concettuale di tutti i fenomeni, che conduce alla natura originale di jnana (yeshe ), la spontanea saggezza primordiale del non risiedere nel nirvana (mi nepé nyangdé) che si manifesta come i tre corpi illuminati dei Buddha: il dharmakaya (chö ku) il “Corpo della verità”, il Sambhogakaya (longku) il “Corpo della fruizione” e il Nirmanakaya (tulku) il “Corpo dell’Emanazione”.
2. Il dharma della realizzazione (tokpé chö) è il nutrimento di una mente virtuosa che si manifesta come le attività meritorie del corpo e della parola attraverso l'allenamento nei mezzi abili: perfezionando la disciplina per purificare le visioni non virtuose e le azioni non virtuose per mezzo della dottrina del vinaya; perfezionando la meditazione per stabilizzare la giusta visione, la giusta motivazione e la giusta azione mediante la dottrina del Sutra; perfezionando la saggezza per eliminare le cause principali dell'ignoranza mediante la dottrina dell'Abhidharma.
24. D: Quali sono i tre giri della ruota del Dharma?
R: I tre giri della ruota si riferiscono ai tre cicli degli insegnamenti del Buddha Shakyamuni:
- Al primo giro della ruota del Dharma, a Varanasi, il Signore Buddha diede l'insegnamento delle quattro nobili verità comuni sia alla tradizione Theravada che a quella Mahayana.
- Al secondo giro della ruota del Dharma, presso il Picco dell'avvoltoio, il Signore Buddha rivela l'insegnamento Mahayana sulla verità assoluta che è priva di caratteristiche e definizioni concettuali, come precisato dal sutra della prajnaparamita in centomila versi.
- Al terzo giro della ruota del Dharma, il Signore Buddha rivela i metodi Vajrayana per discernere i fenomeni che hanno un'esistenza autodeterminata e fenomeni che non la possiedono. Queste trasmissioni sono state impartite in tempi e luoghi diversi nel regno umano e nei regni degli dei e dei naga.
25. D: Come si possono definire le quattro nobili verità?
R: Le quattro Nobili Verità (pakpé denpa shyi) sono definite come ciò che rivela l'esistenza autodeterminata dei fenomeni dovuta all’incontro delle condizioni, così come visto dagli esseri arya:
- La verità della sofferenza che deve essere compresa (dukngal kyi denpa).
- La verità dell'origine della sofferenza che deve essere scartata (künjungwai denpa).
- La verità della cessazione della sofferenza che deve essere implementata (gokpai denpa).
- La verità della liberazione dalla sofferenza che deve essere seguita (lamkyi denpa).
26. D: Qual è la definizione di un sangha?
R: Il sangha è definito come segue:
- Chiunque abbia ricevuto i voti del rifugio ed è risoluto nell'evitare le azioni non virtuose del corpo, della parola e della mente e segua il triplice addestramento di disciplina, meditazione e saggezza è considerato membro di un sangha (gendün).
- Secondo il Vinaya (dulwa), sangha è un termine che si riferisce a qualsiasi comunità di quattro o più monaci o monache buddisti che mantengono la retta disciplina dei voti della Pratimoksha (sotar gyi dompa).
- Secondo il Mahayana (tekpa chenpo), sia i praticanti monaci e monache, che quelli laici che si impegnano a mantenere il puro samaya (damtsik) dei voti del bodhisattva e dei voti tantrici, possono essere indicati come membri di un sangha.
- Il sangha può anche essere diviso in due classi uniche: il sangha esterno e il sangha interno.
27. D: Come si definisce il sangha esterno?
R: Il sangha esterno è definito da due tipi principali:
- Le quattro classi del sangha di shravakas (nyenthö) e pratyekabuddha (rang sangyé).
- Il nobile sangha (pakpa gendün) degli arya bodhisattva realizzati (pakpa chang chub sempa).
28. D: Cos’è il sangha di shravaka e pratyekabuddha?
R: Le quattro classi del sangha di shravaka e pratyekabuddha sono:
- Coloro che sono entrati nella corrente (gyün shyukpa): sono coloro che seguono il sentiero hinayana e devono rinascere altre sette volte nel regno del desiderio per purificare le oscurazioni legate alle emozioni e alla percezione del sé.
- Coloro che ritornano una sola volta (len chik chir ongwa): coloro che sono progrediti ulteriormente dalla classe di “coloro che sono entrati nella corrente” e hanno bisogno di rinascere ancora una volta nel regno del desiderio per eliminare i residui delle oscurazioni emotive legate al regno del desiderio.
- Coloro che non ritornano (chir mi ongwa): coloro che sono ulteriormente progrediti dalla classe di “coloro che ritornano una sola volta” e hanno completamente estinto tutte le oscurazioni emotive e non hanno più bisogno di nascere nel regno del desiderio.
- Arhat (drachompa): sono coloro che hanno raggiunto la realizzazione della vera natura dell'esistenza condizionata e hanno trasceso il ciclo samsarico di nascita e morte. Ci sono due tipi di arhat: quelli che hanno raggiunto lo stato del nirvana con residui durante la propria vita e quelli che sono entrati nello stato del nirvana senza residui al momento della morte. Il residuo qui si riferisce alle influenze rimanenti dei cinque skandha (pungpo nga), i cinque aggregati psico-fisici di: forma, sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza.
29. D: Cos’è il nobile sangha degli arya bodhisattva?
R: Il nobile sangha degli arya bodhisattva sono quegli esseri eccelsi che hanno raggiunto il sentiero della visione (tonglam) e sono entrati nella prima bhumi della gioia perfetta (rabtu gawa), come diretto risultato della loro capacità di percepire la verità della realtà attraverso la pratica non concettuale e la meditazione del samadhi (ting ngé dzin).
30. D: Quali sono le qualità del nobile sangha?
R: Secondo l'Uttaratantra Shastra di Maitreya, il nobile sangha ha sei qualità che riguardano consapevolezza e liberazione (rig drol gei yönten drug):
- La consapevolezza della profonda natura dei fenomeni condizionati.
- La consapevolezza della vasta gamma di fenomeni condizionati in tutta la loro diversità.
- La consapevolezza della saggezza della consapevolezza discriminante.
- La liberazione dalle oscurazioni emotive e dall'attaccamento.
- La liberazione dagli oscuramenti e dagli ostacoli cognitivi.
- La liberazione dagli oscuramenti associati a shravaka e pratyekabuddha.
31. D: Come si definisce il sangha interno?
R: Il sangha interno è l'insieme di dakini (khandroma) e vidyadhara (rigdzin).
32. D: Quali sono le qualità e le attività peculiari delle dakini?
R: Le dakini (khandroma), le divinità femminili della saggezza, possono manifestarsi attraverso diversi aspetti e attività per supportare i praticanti tantrici sul sentiero mediante: le quattro attività (lé shyi) che placano gli ostacoli (zhiwa), aumentando i meriti (gyé pa), magnetizzando gli esseri dei tre regni (wangwa) e soggiogando le forze belligeranti (drak po). Possono manifestarsi nella forma di un maestro del vajra (dorje lopon), come deità tutelare della meditazione (yidam) o come deità della saggezza che protegge l'integrità delle trasmissioni tantriche. Ci sono quattro classi principali di dakini con vari aspetti in relazione al trikaya, i tre corpi del Buddha.
33. D: Quali sono le quattro classi principali delle dakini?
R: Le quattro classi principali delle dakini (khandro) sono:
- Le dakini segrete, che sono l'emanazione della "Grande madre della saggezza", la Prajnaparmita (yum chenmo), l'aspetto della vacuità degli insegnamenti Mahayana.
- Le dakini interiori, che sono le guardiane del mandala della deità tutelare della meditazione, il tesoro della saggezza degli insegnamenti Vajrayana.
- Le dakini sottili, che sono la sottile forma fisica delle dakini ottenuta attraverso la pratica tantrica del lavoro con: i canali energetici (tsa), l'energia sottile (lung) e la goccia-essenza (tiklé) per conseguire il corpo sottile che corrisponde alla nascita di una mente illuminata.
- Le dakini umane, che sono le yogini realizzate come Yeshe Tsogyal e Machig Labdrön.
34. D: Come dovrebbero essere percepite le dakini in relazione al trikaya?
R: Le dakini sono percepite in relazione al trikaya come segue:
- Le dakini del dharmakaya: l'emanazione di Samantabhadri (Kuntuzangmo) che comprende il dominio del Dharmadhatu dove sorgono tutti i fenomeni.
- Le dakini del sambhogakaya: l'emanazione delle deità tutelari della meditazione (yidam) usate nelle pratiche Vajrayana.
- Le dakini del nirmanakaya: le yogini realizzate che sono l'emanazione degli aspetti illuminati delle cinque famiglie dei buddha: Vajra, Ratna, Padma, Karma e Buddha.
35. D: Come si definisce un vidyadhara?
R: I vidyadhara (rigdzin) sono i detentori della consapevolezza della mente pura, capaci di rimanere in uno stato di pura consapevolezza inseparabile dalla natura della loro rigpa, la mente primordiale. Ci sono quattro classi di vidyadhara (rigdzin nampa shi).
36. D: Quali sono le quattro classi dei vidyadhara?
R: Le quattro classi dei vidyadhara (rigdzin nampa shi) sono:
- I vidyadhara maturi (namin rigdzin): questo include i vidyadhara sui sentieri di accumulazione (tsoklam) concentrati sull'accumulo di meriti e i vidyadhara sui sentieri di unione (jorlam), che coltivano le condizioni che conducono alla visione diretta della saggezza non concettuale . I vidyadhara in questa fase possiedono ancora corpi ordinari, ma la loro mente è maturata nel dharmakaya.
- I vidyadhara con potere sulla vita (tsewang rigdzin): i nobili esseri arya (pakpa) sui sentieri della visione (tonglam) che hanno utilizzato la pratica del samadhi non concettuale (tingédzin) per entrare nella prima bhumi della perfetta gioia (rabtu gawa), la loro mente è maturata nel dharmakaya e i loro corpi sono purificati e trasformati nel corpo sottile dell'immortale.
- I vidyadhara del mahamudra (chakchen rigdzin): i vidyadhara sui sentieri della meditazione (gom lam), per cui 414 correlazioni errate maggiori, medie e minori con i fenomeni dei regni del desiderio (dö kham), regni della forma (zuk kham) e regni senza forma (zuk med kham) vengono abbandonate, con la loro mente che si è fusa con la mente della saggezza della deità della meditazione e i loro corpi che si sono trasformati nella forma dello yidam.
- I vidyadhara spontaneamente realizzati (lhundrup rigdzin): i vidyadhara sui sentieri del nulla-più-d'apprendere (mi lobpé lam), vidyadhara che si avvicinano alle fasi finali del raggiungimento della piena illuminazione dei cinque kaya del buddha: dharmakaya (chö ku), saṃbhogakaya (longku), nirmanakaya (tulku), svabhavikakaya (ngowo nyi ku) e vajrakaya (dorje ku).
37. D: Quali sono le qualità e le attività peculiari dei vidyadhara?
R: Le qualità e le attività peculiari dei vidyadhara sono descritte negli "Otto grandi sadhana di Heruka" (drubpa kagyé) compilati da Vajradharma (Dorjé Chö), l'emanazione pacifica di Vajrapani (Chakna Dorje). Questi otto cicli di trasmissioni Mahayoga furono rivelati per la prima volta presso Deché Tsekpa agli otto vidyadhara dell'India che includono: Humkara, Manjushrimitra, Nagarjuna, Padmasambhava, Dhanasamskrita, Vimalamitra, Rambuguhya e Shantigarbha. Padmasambhava in seguito diede la trasmissione del Kagyé, sia il ciclo generale che il ciclo individuale della deità yidam, ai suoi venticinque discepoli tibetani, di cui otto furono indicati come gli otto vidyadhara del Tibet (pö kyi rigdzin gyé), per aver mostrato segni eccezionali delle qualità e attività delle rispettive deità yidam. Questi otto vidyadhara sono:
- Trisong Deutsen che ha padroneggiato le qualità illuminate di Chemchok Heruka.
- Namkhé Nyingpo che ha padroneggiato la mente illuminata di Yangdak Heruka.
- Nupchen Sangyé Yeshé che ha padroneggiato il corpo illuminato di Yamantaka.
- Gyalwa Chokyang che padroneggiò il discorso illuminato di Hayagriva.
- Yeshe Tsogyal che ha padroneggiato le attività del kilaya di Vajrakilaya.
- Palgyi Yeshé che ha padroneggiato la stregoneria liberatoria di Mamo Bötong.
- Langchen Palgyi Sengé che ha padroneggiato l'abilità di domare gli spiriti di Jikten Chötö..
- Vairotsana che ha padroneggiato il mantra di sottomissione di Möpa Drakngak.
38. D: Cos'è il Rigdzin Dupa?
R: Il Rigdzin Düpa, il raduno dei vidyadhara, è la pratica interiore del lama proveniente dalla rivelazione della mente-terma (gong ter) della Longchen Nyingtik di Jikme Lingpa. All'età di ventotto anni, durante una meditazione serale, nella sua visione ricevette dalle dakini della saggezza uno scrigno contenente cinque pergamene gialle e sette perline di cristallo, che gli fu chiesto di ingoiare. Le parole e i significati della terma di Longchen Nyingtik si risvegliarono immediatamente nella sua mente. Il rituale di Rigdzin Düpa è abitualmente condotto il 10° giorno del mese tibetano, per invitare la presenza di Guru Padmasambhava a commemorare il retaggio delle sue attività illuminate nel mondo.
39. D: Qual'è la differenza tra terre pure e campi di buddha?
R: Le differenze tra le terre pure e i campi di Buddha sono le seguenti:
- Le terre pure (dag pa'i zhing) possono essere i regni puri in cui dimorano gli arya bodhisattva all'interno del multiverso samsarico e dove i buddha insegnano nella forma del sambhogakaya, come Zangokpalri, la "Montagna della gloria color rame", a Ngayab Ling, il continente dei rakshasa (sinpo), dove attualmente risiede Guru Rinpoche come reggente di Vajradhara (Dorje Chang) e dove fornisce le trasmissioni del Kagyé ai vidyadhara.
- I campi di buddha (sangye kyi shying) si riferiscono solitamente alle terre pure manifestate dai grandi voti dei Buddha per la rinascita dei loro devoti, come il radioso regno puro di lapislazzuli del Buddha della Medicina (Sangyé Menla) e i Regni Puri delle cinque famiglie (rik ngé shying kham) che includono:
- Abhirati (Ngönpar Gawa): il reame puro della gioia manifesta, presieduto da Aksobhya (Mikyöpa) della famiglia Vajra.
- Śrīmat (Paldangdenpa): il reame puro del Magnifico, presieduto da Ratnasambhava (Rinchen Jungné) della famiglia Ratna.
- Sukhavati (Dewachen): il reame beato presieduto da Amitabha (Nangwa Tayé) della famiglia del Fiore di Loto.
- Karmaprasiddhi (Lerab Drubpa): il reame puro dell'azione perfetta presieduto da Amoghasiddhi (Dönyö Drubpa) della famiglia Karma.
- Akanishtha (Omin): il reame puro della montagna splendente, presieduto da Vairochana (Nampar Nangdzé) della famiglia Buddha.
40. D: Come possiamo purificare le azioni negative del passato e ristabilire delle condizioni positive?
R: Ecco alcune delle pratiche più efficaci per purificare le azioni negative del passato, la violazione dei voti e per ristabilire delle condizioni positive:
1. Applicando i quattro poteri antagonisti (shakpé tob shyi) secondo il sutra:
- Il potere del rimpianto (nyejé sünjin gyi tob): provare rimorso per le azioni negative passate..
- Il potere dell'azione riparatrice (nyenpo künchö kyi tob): utilizzare come antidoto per placare le azioni negative.
- Il potere della determinazione (dompé tob): determinazione a non ripetere un'azione negativa.
- Il potere del supporto (ten gyi tob): consolida la propria fiducia sui “Tre Gioielli” e di non abbandonare mai la bodhicitta.
2. La meditazione vajrasattva: la pratica quotidiana di purificazione.
3. Il Narak Kong Shak: la confessione suprema per purificare tutte le violazioni e infrazioni dei voti, svolta il 10° e il 25° giorno del mese lunare.
4. Il Sojong: la pratica della confessione per i monaci e monache, per rimuovere le negatività, ricostituire le virtù e purificare i misfatti, svolta il 15° e il 30° giorno del mese lunare.
5. Il Nyung Ne: il ritiro del digiuno per purificare il karma negativo, accumulare meriti e saggezza, svolto nei giorni di buon auspicio del mese lunare.
6. Il Gutor: il rituale per pacificare le negatività e gli ostacoli nel mondo, condotto una settimana prima dell'inizio del capodanno tibetano (losar).